domenica 5 giugno 2016

APPRENDIMENTO

La scuola può, come afferma Jerome Bruner, coltivare le energie naturali che stimolano l’apprendimento spontaneo o “volontà di apprendere”, quelle che non dipendono da una ricompensa esterna, ma derivano da una sorgente intrinseca alla persona, essendo inerente al felice compimento dell’attività: 

  • la curiosità  (fare domande e provare piacere nel sapere);
  •  il desiderio di competenza, ovvero lo stimolo ad affrontare e risolvere problemi, così che la competenza diventa a sua volta un fattore di motivazione prima ancora di divenire una capacità conseguita; 
  • l’aspirazione ad emulare un modello proposto dagli insegnanti intesi in quanto équipe, che non consiste necessariamente nell’imitare il maestro, quanto nel fatto che egli divenga parte integrante del dialogo interno dello studente, una persona, cioè, di cui egli desidera il rispetto, di cui vuole far sue le qualità; 
  • l’impegno consapevole ad inserirsi nel tessuto della reciprocità sociale, che rappresenta il desiderio intrinseco nella natura umana di rispondere agli altri e cooperare con essi in vista di un obiettivo comune: vi è nel legame sociale una spinta intrinseca ad apprendere, ed è non già un’imitazione, quanto una dinamica in cui si apprende reciprocamente.

La volontà di apprendere è un motivo intrinseco, che trova la sua sorgente e la sua ricompensa nell’esercizio di sé. Essa diventa un problema soltanto in determinate circostanze: come quelle di una scuola in cui si impone un programma, gli studenti sono privati di ogni iniziativa, la linea da seguire è rigidamente fissata. Quindi non vi è un problema di apprendimento in sé, quanto di un metodo di insegnamento che impone compiti che non riescono a far leva sulle energie naturali dell’apprendimento proprie dell’allievo. 

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